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              "Progetto Mercato Medievale"
               Prodotti ed eventi nei territori e nei
              luoghi medievali.   
             
              
             
            
            A tavola con i Templari 
            Cucina medievale nel
            periodo delle Crociate 
            I
            Templari 
            La
            Regola Redatta a Troyes (1129), ispirata da San Bernardo, ricalca
            sostanzialmente quella cistercense in quanto a preghiera e vita
            quotidiana del monaco. Le aggiunte, senza dubbio innovative, e che
            ne fanno un documento unico nel medioevo, riguardano le indicazioni
            sull'arte della guerra e l'attività di lotta armata agli infedeli.
            
            
            Esistono
            due versioni della Regola: la prima redatta in latino, lingua
            ufficiale della burocrazia ecclesiastica, dal chierico Johan Michiel
            (detta anche regola
            primitiva),
            la seconda del 1140, compilata in francese per gli
            "illetterati". 
            La Regola latina primitiva comprende settantadue articoli. L'Ordine
            è però una istituzione dinamica, che si adatta alle esigenze dei
            tempi e dei luoghi, pur non rinnegando i suoi scopi iniziali. La
            Regola quindi si comporta di conseguenza, adattandosi alle nuove
            situazioni che man mano si presentano: integrata da bolle papali,
            dai retrais,
            dagli status e
            dagli egards,
            arriverà a contare ben 678 articoli dai 72 iniziali. 
            Della Regola francese, con capoversi miniati in azzurro, esiste il
            manoscritto originale presso il Fondo Corsini (Biblioteca dei Lincei)
            a Roma. Copia della stessa si trova a Parigi. 
              
            A
            metà del XIII sec. ogni monaco guerriero aveva:
            
             
            la
            propria ciotola di corno o probabilmente in legno di quercia; 
            un cucchiaio; 
            un coltello; 
            due coppe (una per i pasti consueti e una per quelli di festa). 
             
            I cavalieri, i sergenti e gli scudieri mangiavano separatamente.
            C'erano perciò due servizi, detti «conventi», mentre nelle grandi
            commende se ne 
            aggiungeva un terzo, in ragione del numero dei fratelli e della
            varietà di mansioni. 
             
            Nel refettorio il posto d'onore spettava abitualmente al
            commendatario (o precettore) della casa. 
            I primi arrivati e i più vecchi sedevano con le spalle al muro, e
            gli altri li fronteggiano. 
            Il cappellano impartiva la benedizione, e i presenti si alzavano per
            recitare un Pater noster. 
            A turno, uno dei fratelli prendeva posto nella cattedra per fare la
            lettura prevista dalla Regola. 
             
            I commensali sedevano uno di fronte all’altro, su lunghe tavole
            ricoperte da tovaglie bianche, tranne
            il Venerdì Santo quando, in segno di umiltà, consumavano il pasto
            sul nudo legno. 
             
            Ognuno aveva i propri suppellettili e un pezzo di pane.
            Sulla tavola non c’erano recipienti, perché le bevande venivano
            versate dai servitori. 
             
            Gli uomini in bianco tagliavano il pane e lo intingevano nei grandi
            piatti che contenevano diversi tipi di carni e verdure. 
             
            Era proibito parlare e perciò venivano utilizzati gesti
            convenzionali per chiedere quello di cui si aveva bisogno. 
             
            Non ci si poteva alzare prima del commendatario, salvo che non si
            perdesse sangue dal naso o che si verificasse qualche
            evento straordinario. Accanto al precettore, un fratello mangiava
            per terra accovacciato sul pavimento, in segno di una penitenza
            formalmente prevista dalla Regola; era infatti prerogativa del
            maestro fare la carità di un po' di cibo al penitente. 
             
            I Templari dovevano tagliare di netto con gesto elegante il pane, il
            formaggio, la carne e il pesce, perché gli avanzi venivano destinati ai poveri. 
            Il regime alimentare dell’Ordine bandiva ogni ricercatezza
            gastronomica; ghiottoneria, voracità e intemperanza erano vietate. 
            Il cibo dei cavalieri era per principio più abbondante di quello
            dei domestici. Anche se la qualità era per tutti uguale, i monaci guerrieri
            avevano tre razioni mentre i servitori due, anche
            perché questi ultimi non sottoposti all’obbligo degli stessi
            digiuni.
            
             
              
            
            Nella
            dieta dei Templari si riscontravano differenze rilevanti tra le
            precettorie occidentali e quelle orientali. 
             
            L’Histoire des Croisades di Jacques de Vitry registra lo stupore
            dei nuovi
            arrivati Oltremare di fronte a popolazioni multicolori, frutti
            misteriosi, animali strani.  
            I pellegrini descrivevano la Terrasanta: 
            “Terra di frumento e d’orzo, di viti e olivi, di fichi e
            melograni”. 
             
            I monaci guerrieri si nutrivano di carne, pesce e verdure, come in
            Europa, mentre i condimenti prevedevano oltre alle spezie anche
            le salse locali. 
            Oltremare venivano privilegiate le carni di montone, pecora, capra e
            degli animali da cortile. 
            Il maiale era consumato raramente, probabilmente sia a causa del
            clima che per il rispetto delle usanze locali arabe, secondo la
            cui religione era bandito. 
            Estesi oliveti producevano olio in quantità, le vigne davano ottimo
            vino, e per dolcificare i Templari d’Oriente non utilizzavano
            solo il miele ma anche la canna da zucchero. 
             
            Il pane veniva confezionato sia in forme lievitate che schiacciate,
            e poiché la Palestina garantiva una gran quantità di
            frumento, lo si preparava sopratutto con questo cereale, e non come
            in Occidente con segale o altre granaglie. 
             
            La dieta dei cavalieri prevedeva legumi come ceci, lenticchie,
            piselli, fagioli dolici. 
            Gli ortaggi più diffusi erano cetrioli, asparagi, carciofi,
            melanzane, spinaci, aglio, cipolla. Rinomato era lo scalogno, così
            chiamato per il nome della località palestinese di Ascalon dove
            sembra ebbe origine. 
             
            Oltremare i monaci guerrieri potevano disporre di un’abbondante
            varietà di frutti, alcuni semisconosciuti in Occidente, quali
            limoni, cedri, arance amare e banane. 
            Albicocche, datteri e fichi trovavano impiego sia freschi che secchi
            in forme simili a focacce. 
              
            Prima
            pagina dell'antica Regola templare,
            nella versione francese del 1242. Roma, Biblioteca dei Lincei,
            Fondo Corsini 
              
            Il
            loro modo di mangiare era diverso se: 
            In
            Occidente 
            In
            Oriente 
              
            . 
              
            .. 
            Organizzazione
            generale Fiere e Mercati storici 
            Titolare:
            Ernesto Paleani 
            .. 
            
            Cucina
            medievale: 
            
            Ernesto
            Paleani (consulenza storica) 
            .. 
            
            Prodotti:
            Terre
            Templari 
            
            Con
            la partecipazione della Impresa della Cultura "Ernesto
            Paleani Editore". 
            
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                  ® 2012, Mercato medievale © 2011, 
                  Ernesto Paleani Editore Notifica di responsabilità: A tutti
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